Filippo, 25 anni, originario di Modena, una laurea in Brand Management conseguita a Milano e un’esperienza di studio a Granada.  Lo accompagniamo lungo le tappe del suo Internship Language Program a Hong Kong: in questo capitolo ci racconterà del primo impatto con la città e con la cultura cinese, ma anche di qualche posto esplorato.

Per una persona che non c’è mai stata in precedenza, l’impatto ambientale e culturale con la città di Hong Kong è sicuramente qualcosa di inaspettato, che incide incredibilmente sullo stile di vita e abitudini di chi si appresta a viverla.

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Il quartiere Central di Hong Kong

Inizialmente, i primi giorni, sorge quasi il sentimento di paura nel calarsi nella quotidianità della città, nel buttarsi tra i quartieri per scoprire botteghe artigiane affiancate da negozi e catene di super lusso.

Il miglior consiglio che mi è stato fornito sin dai primi giorni è cercare di orientarsi col naso all’insù: guardare l’alto dei grattacieli che sovrastano le ‘Road’ della città semplifica l’orientamento di chi vaga senza conoscere l’isola di Hong Kong.

Inoltre, vivendo in questa realtà, ho riscoperto utile il detto che dice “chi fa da sé fa per tre”, in quanto la popolazione locale non sempre conosce la lingua inglese e/o è disposta a fornire informazioni utili agli expat che la frequentano.

Nonostante le prevedibili difficoltà iniziali, l’ambientamento è un processo abbastanza veloce da completare, perché Hong Kong è una città estremamente flessibile, che permette di condurre lo stile di vita che ognuno preferisce.

Ho avuto modo di scoprire, infatti, interi quartieri frequentati principalmente da persone e locali di stampo europeo, che, per un momento, trasmettono la sensazione di non essere nemmeno in Asia, fin quando non attraversi due strade ed incontri innumerevoli ‘7eleven’ e quell’inconfondibile odore di pollo fritto che caratterizza la maggior parte delle vie della città.

Da un altro lato, Hong Kong offre la possibilità di condurre uno stile di vita più Made in China: più economico, senza troppe pretese, che fa sempre parte del gioco e del bagaglio culturale che ci si costruisce e, perché no, a contatto diretto con la gente del posto e della nazione in cui si vive.

Questo incredibile mix tra cultura occidentale e orientale permette ogni singolo giorno di alzarsi e poter decidere quale lifestyle si ha voglia di intraprendere quel giorno, offrendo un’ampissima scelta per qualsiasi cosa si decida di fare.

Una volta che si comincia ad essere coinvolti nella frenetica vita lavorativa della città, il weekend diventa il momento della settimana in cui è possibile fuggire dalla ressa cittadina per andare a scoprire posti ad alto contenuto culturale o ambientale.

Il Vittoria Peak

Il Victoria Peak

Senza dubbio il posto più emozionante che ho visitato finora rimane il ‘Victoria Peak’. Sarà scontato forse, ma la sensazione di bocca aperta che ti lascia quel panorama è incredibile, ti mozza il fiato.

Verrebbe voglia di incollarsi davanti a quella balconata ad osservare tutto il golfo della città fino a quando non scende il sole nella baia. Inoltre, sono stato molto fortunato quel giorno, perché, requisito fondamentale della visita al ‘Peak’ è riuscire a trovare una giornata limpida di sole che non comprometta la visuale fino all’ultimo grattacielo visibile in lontananza.

 

Tra gli innumerevoli grattacieli si nasconde in città un discreto numero di templi. Ho dedicato un’intera giornata alla visita dei più importanti.

Man Mo Temple è il tempio che per autenticità, dimensioni ed architettura mi ha stupito maggiormente. L’intenso odore d’incenso che si inizia a percepire già da una decina di metri di distanza non consente una permanenza lunga dentro la struttura se non ci si è abituati, o dotati di collirio per gli occhi e mascherina per il naso. “Chissà cosa pregano, cosa chiedono, a cosa servono quei grossi pugni d’incenso piantati nelle enormi vasche di sabbia” mi sono domandato durante le mie visite, in punta di piedi per cercare di non disturbare i loro riti.

Man Mo Temple

Il Man Mo Temple di Hong Kong

L’autenticità, la tradizione, l’innovazione e il design mostrano il lato camaleontico di una città unica al mondo per crescita nel corso del tempo ma che rimane ben radicata alle sue radici e alle sue tradizioni.

Infine, l’ultima grande opzione di fuga dallo stress cittadino, che, da buon sportivo, mi riguarda particolarmente da vicino, sono i meravigliosi percorsi ‘hicking’ nel cuore dell’isola e le gite alla scoperta delle nascoste spiagge nel versante sud-est dell’area.

Purtroppo per entrambe le attività è indispensabile una bella giornata di sole, non sempre comune nei mesi primaverili, per godersi una bella camminata o una piacevole giornata in spiaggia giocando a calcetto con gli amici.

Ultimamente, in compagnia di alcuni amici italiani, abbiamo deciso di provare l’esperienza di cucinare un ‘barbecue’ sulla spiaggia di ‘Schek O.

La spiaggia di Schek O

La spiaggia di ‘Schek O’

La giornata è partita con un ritrovo davanti al supermercato, per acquistare le materie prime da cucinare a destinazione. Dopo la spesa, un pullmino ci ha trasportati fino alla spiaggia, dove abbiamo preparato il nostro pranzo tra mille risate, musica e birra. Il tutto condito da una splendida giornata di sole che ha visto alcuni coraggiosi sfidare le ancora basse temperature dell’acqua facendo il bagno, altri giocare a palla sulla spiaggia in compagnia di altri local ed infine, i più pigri, godersi il sole con giochi di società.

In conclusione, l’aspetto che apprezzo maggiormente di Hong Kong è la grande opportunità di incontrare e conoscere gente ogni volta che si esce di casa. Confrontarsi con ideologie diverse, culture distanti, spesso e volentieri anche senza capirsi, credo sia un allenamento per ampliare la propria visione del mondo e la propria mentalità.

Chi vive in questa città può sfruttare questa possibilità e, mi sento di dire, ha quasi l’obbligo di usufruirne.

 

> Continua a leggere il Diario di Viaggio di Filippoe prosegui con il capitolo successivo.

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