Diario di Viaggio in Cina: Leopoldo racconta il suo percorso culturale e professionale tra Shanghai e Hong Kong

Da Shanghai a Hong Kong: continua il mio Internship Combined Program. Il viaggio è breve, ma solo in termini puramente geografici. Infatti, le due città non potrebbero essere più diverse.

Sono arrivato, nel tardo pomeriggio di un venerdì di inizio gennaio, in quella che sarà, per i prossimi tre mesi almeno, la mia nuova casa.

La luce, il tepore e i colori che caratterizzano il tragitto dall´aeroporto al centro della città mi hanno subito conquistato.

Dopo aver trascorso un weekend da turista, visitando alcune tra le più interessanti attrazioni di Hong Kong, ho subito iniziato il mio percorso di Stage presso un’Organizzazione italiana.

Fin dal principio, l´atmosfera mi è parsa entusiasmante, giovane e propositiva.

Dopo qualche giorno di reciproca conoscenza con i miei nuovi colleghi, ho scoperto di avere una grande passione in comune con uno di loro: la pallacanestro.

Un po’ per caso, io e Pong, questo il nome del mio collega, abbiamo deciso di andare, nel weekend, a giocare a basket insieme in uno dei parchi più belli della città: il Victoria Park.

Qui ci siamo confrontati, alternando successi e fallimenti, con diverse squadre di ragazzi locali. Al momento del tramonto, quando il sole ha smesso di battere sul campo, la mia attenzione è stata rapita da un team composto da un signore di 80 anni circa , con i suoi due figli, un maschio e una femmina, decisamente più che cinquantenni.

Inizialmente, per quello che credevo fosse un malriposto senso di superiorità, unito ad una paura inconscia di arrecar loro un danno fisico, nessuno sembrava essere disposto ad affrontarli. Ebbene, dopo pochi minuti dalla prima partita, la “stagionata” famigliola ha cominciato a sconfiggere tutti senza alcuna pietà, suscitando le risate di alcuni e l´incredulità di altri, tra cui il sottoscritto. Dopo aver fatto un sol boccone di quasi tutte le squadre di ragazzi presenti al parco se ne sono andati come erano arrivati, senza la minima traccia di affaticamento sui loro visi.

Solo sulla via del ritorno Pong mi ha spiegato che, da qualche anno a questa parte, i tre componenti di questo meraviglioso team, sono soliti andare di parco in parco per dimostrare ai ragazzi che lo sport, in questo caso il basket, deve essere una realtà che unisce le persone e le porta ad innalzare il livello di comunicazione e conoscenza reciproca.

Solo in quel momento, finalmente, ho capito che la paura di affrontarli che caratterizzava la maggior parte dei presenti, coincideva con il timore di incorrere in una umiliante debacle, inflitta per mano di tre arzilli vecchietti.

Stando ai racconti di Pong, la leggenda vuole che non abbiano mai perso una partita. Che sia vero o meno, a me piace crederci.

Ancora una volta, la filosofia e la capacità di mettere l´individuo al servizio del gruppo al fine di ottenere un bene superiore guidano il cuore e la mente della popolazione cinese.

Credo, però, che dopo oltre tre mesi di permanenza in questo continente, sia giunto il momento di non considerarla più come una straordinaria eccezione, ma come un´altrettanto stupefacente normalità, da cui, probabilmente, dovremmo cominciare a prendere spunto anche nel nostro emisfero.

 

Continua a leggere il Diario di Viaggio di Leopoldo e prosegui con il capitolo successivo.

 


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