Per la nostra rubrica sui consigli di lettura, vi proponiamo un libro di viaggio (ovviamente ambientato in Cina), scritto da un autore contemporaneo spagnolo.
Josè Ovejero nasce a Madrid nel 1958. Dopo aver conseguito una laurea in storia e geografia si trasferisce prima a Bonn e poi a Bruxelles, dove attualmente lavora come scrittore e interprete.
“La Cina per Ipocondriaci”, pubblicato nel 1998 e vincitore in Spagna del premio Grandes Viajeros nel medesimo anno, racconta il viaggio in Cina che lo stesso Ovejero compie all’inizio degli anni ‘90, a poca distanza dai fatti di Piazza Tienanmen.
Sono gli albori di una moderata apertura culturale e turistica, in cui la Cina rappresenta ancora la terra esotica e remota del mistero.
Ovejero racconta, con grande trasparenza e autocritica, lo shock culturale prodotto dall’impatto con una realtà così estremamente lontana e diversa.
Tutto viene descritto con umile onestà: i timori, le difficoltà, l’ipocondria esasperata dalle abissali differenze nelle abitudini culturali e alimentari.
Il viaggio si articola in due tappe. La prima, presso l’Università di Nanjing, ricopre l’arco di un mese, in cui Ovejero frequenta un corso per imparare i rudimenti della lingua cinese.
Questo accorgimento non lo preserverà da un certo isolamento, ma gli permetterà di “andare all’essenziale: contatti limitati, ma molto intensi”.
Il cuore del racconto, però, è costituito dalla seconda fase: il viaggio vero e proprio, che porta José Ovejero e la sua compagna tedesca, Renate, ad affrontare prove e avventure fuori dal comune.
La costante che li accompagna durante tutto il viaggio è uno stato d’animo che l’autore chiama“sindrome del National Geographic”, ovvero l’intensa e sconvolgente ricerca dell’esotico che conduce a continue sorprese.
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