«L’ultimo giorno delle due settimane di training culturale e linguistico, abbiamo visitato Qibao, una delle tantissime e famose città d’acqua che costellano Shanghai.

Dopo aver suonato una campana che, stando alla leggenda, porta fortuna, abbiamo visitato alcuni minuscoli musei, mangiato in un posto molto tipico e ammirato l’imponente tempio.

Durante queste visite, io ed Eleonora non abbiamo resistito alla tentazione di fermarci in un negozietto, che vestiva e acconciava le turiste secondo la tradizione cinese. Abbiamo scelto gli abiti che più ci piacevano e ci siamo lasciate acconciare i capelli dalle ragazze cinesi che lavoravano nel negozio. Dopo aver completato il travestimento con alcuni oggetti tradizionali, ci hanno scattato moltissime foto. Ci siamo divertite tanto, nonostante il gran caldo, che indossando quegli abiti si percepiva ancora più torrido.»beatrice-cina-2

«Nel food market di Yu Yuan Garden, ci si può imbattere in certe insolite pietanze, come scarafaggi e altri insetti. Il mio stomaco non è stato così forte da assaggiarli, già vederli è stata dura. Invece, in mano a qualche cinese li ho visti! Chissà, forse in futuro mi toglierò lo sfizio di sapere che gusto hanno gli scarafaggi, per ora direi che sono a posto.»

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«Era un mio sogno visitare Pechino e salire sulla Grande Muraglia Cinese, ma non pensavo che sarebbe stato così emozionante e suggestivo.

Sono capitata a Pechino in tre giorni in cui non ha fatto altro che nevicare. Tutta la Muraglia era sommersa dalla neve alta, ad ogni passo le orme dei miei piedi vi rimanevano impresse, come per dire: “ecco, sono passata di qui pure io”.

Nonostante la foschia, che nascondeva il panorama mozzafiato, la Muraglia era perfetta. Nella sua immensità, sotto la neve e nel silenzio più totale, come se tutti i visitatori avessero deciso di portarle sommo rispetto. »

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«Questo viaggio mi ha insegnato che, anche se non si parla la stessa lingua, un modo per comunicare ed esprimersi c’è sempre. Sulla Muraglia, dopo aver percorso non so quanti scalini, io e Silvia siamo giunte in una piccola piazzola: eravamo solo noi due e una signora cinese, con la sua bancarella. Prima che arrivassero altre persone, la donna ci ha dato due bandiere –  una italiana e una cinese –  e ci siamo fatte un sacco di foto. Per noi era come aver conquistato la Luna, il punto più alto in cui siamo riuscite ad arrivare. Siamo riuscite a entrare in sintonia con la signora, anche se non parlava una parola di inglese. Ci ha anche regalato un portachiavi raffigurante la Muraglia.
Ancora oggi, con Silvia, ricordiamo quei bellissimi tre giorni a Pechino, ripensando ai posti visti e  alle persone che abbiamo conosciuto. »

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«L’Hot Pot è la cosa più buona e divertente che io abbia mangiato in quei mesi a Shanghai. Divertente, poiché vengono serviti due tipi di zuppe aromatizzate, accompagnate da cibo crudo (pesce, carne, tofu, verdure). Come in un gioco, si prendono le pietanze e si immergono nella zuppa bollente, in modo tale che cuociano e prendano anche il sapore della zuppa stessa. Sono state le mie colleghe cinesi a farmi conoscere l’hot pot. Uno degli ultimi giorni del mio Internship, hanno organizzato una cena di saluto. Ci siamo divertite e abbuffate veramente tanto. Una delle due zuppe era incredibilmente piccante: dopo averla assaggiata i miei occhi hanno lacrimato per una buona mezz’ora. Tutto relativo, comunque: la mia collega, abituata alla cucina del Sichuan, continuava a mangiare le pietanze cotte in quella zuppa, aggiungendo altre spezie per renderle ancora più piccanti… Sono ancora incredula!

È stata una piacevole serata, in quei sei mesi io e le mie colleghe avevamo stretto un bel rapporto. Non nego che mi manchino. Chissà, forse un giorno ci ritroveremo di nuovo davanti a un hot pot, ricordando i vecchi tempi.»

 

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