Per la nostra rubrica riguardante le letture consigliate che trattano di Cina, vi segnaliamo un romanzo molto interessante.
L’autrice del libro è Xiaolu Guo, scrittrice quarantenne, nata in un villaggio nel Sud della Cina.
A 30 anni compie la scelta ardua di trasferirsi a Londra, alla ricerca di una maggior libertà di espressione e di una più ampia risonanza per le proprie opere.
Per perseguire i suoi obiettivi, lo strumento più appropriato si rivela la lingua inglese, che apprende con grande sacrificio e molta costanza.
È interessante come Xiaolu Guo descriva in un’intervista il proprio processo di inserimento nella società londinese, avvenuto tramite un cambiamento di identità alla ricerca di un comportamento da migrante culturale, più che economica: l’accento è posto sulla possibilità di non privarsi della propria cultura con un trasferimento così drastico, e soprattutto sulla capacità di creare un’occasione di integrazione nella nuova realtà culturale tramite il racconto delle proprie origini.
La trama del romanzo è complessa:
Nella Londra contemporanea vive e lavora Iona, giovane traduttrice a cui viene assegnato il compito di tradurre alcuni stralci di diario e di lettere scritti in cinese.
Da questi documenti, storia nella storia, affiora la narrazione delle vicende di un musicista e compositore punk antirivoluzionario, Jian, esiliato da Pechino per le sue posizioni politiche, e della sua fidanzata poetessa Mu.
Proprio la ragazza, non ricevendo notizie del compagno da molto tempo dopo il suo allontanamento, fa pervenire le sue lettere a un direttore editoriale inglese, affinché vengano svolte alcune indagini.
Così, i carteggi giungono tra le mani di Iona. A partire da questo evento le due storie si intrecciano e la trama del romanzo si snoda attorno alla ricerca delle tracce di Jian, tra scoperte eclatanti, avvenimenti complessi e citazioni autobiografiche dell’autrice.
Nel titolo riecheggia il messaggio lanciato da Jian alla folla durante un concerto: «La Cina siamo noi. Il popolo. Non lo Stato».
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