C’è ancora tempo fino al 22 gennaio 2017 per visitare la tanto discussa mostra di Ai Weiwei in corso a Firenze, presso Palazzo Strozzi. Potrà piacere o non piacere, ma sicuramente offre degli spunti di riflessione interessanti dal punto di vista sociale, politico e umano.

Chi è Ai Weiwei

Nato a Pechino nel 1957, l’artista Ai Weiwei ha vissuto l’oppressione del regime cinese fin da giovanissimo: figlio di un poeta osteggiato per la sua linea politica, fu allontanato insieme alla sua famiglia dalla città.

Da sempre appassionato d’arte, ebbe l’opportunità di studiare negli Stati Uniti e di avvicinarsi alle opere di Duchamp e Warhol, che tanto hanno segnato la sua produzione. Subì in seguito repressioni violente, in quanto riconosciuto come oppositore del governo cinese.

La mostra a Palazzo Strozzi

Il titolo scelto per la mostra è un inno alla lotta per la libertà di espressione, con un dichiarato riferimento all’arresto dell’artista nel 2011 da parte del governo cinese e alla successiva restituzione del suo passaporto nel 2015.

È la prima volta che una mostra occupa la totalità degli spazi di Palazzo Strozzi: le oltre 60 opere di Ai Weiwei sono distribuite tra il piano nobile, la Strozzina al piano -1, alcune occupano il cortile e addirittura la facciata.

L’idea di un’installazione – Reframe – che incorniciasse le bifore della facciata di Palazzo Strozzi con 22 gommoni di salvataggio, pensata per invitare a una riflessione sulla tematica attualissima dell’immigrazione, è stata duramente criticata da molti, interpretata come un gesto di sfregio verso l’edificio rinascimentale.

Tuttavia, Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi e curatore della mostra, ha rimarcato come le opere in mostra regalino un’opportunità inedita: “Il Palazzo – ha affermato – si presenta nudo. È una gioia per occhi vederlo nella sua integrità. Questa mostra non cela, ma scopre il Rinascimento dell’edificio. Anche l’installazione in facciata, ribadisce le proporzioni e le simmetrie, così come all’interno, le carte da parati, le installazioni, si fondono perfettamente con la spazialità originaria. Si riscopriranno le vedute e le prospettive originarie.”

Ai Weiwei. Libero è una mostra coinvolgente che propone opere di vario genere, tutte in grado di stimolare la curiosità dello spettatore e quindi di condurre in un percorso di scoperta e riflessione.

Le opere in mostra

Tra le tante opere ce ne sono alcune site specific, o create in occasione dell’esposizione a Palazzo Strozzi. È un esempio la serie dei ritratti in mattoncini LEGO di 4 oppositori politici (Dante Alghieri, Galileo Galilei, Filippo Strozzi, Girolamo Savonarola), assemblate per l’occasione da Ai Weiwei, insieme agli studenti dell’Accademia di belle arti di Firenze.

Altre opere suggeriscono come l’artista sia fortemente calato nella contemporaneità, come ad esempio Leg gun, del 2014, che riporta le modalità della protesta online in Cina: dopo aver postato una fotografia in cui imbracciava la gamba come fosse un fucile, accompagnata dalla scritta “Beijing Anti-Terrorism Series”, Ai Weiwei ha raccolto le immagini dei suoi followers, che hanno riprodotto il suo gesto, diffondendolo in modo virale sul web.

 

La tematica politica sta molto a cuore ad Ai Weiwei, che infatti afferma “Tutto è arte, tutto è politica”. Inoltre, il tema della libertà di espressione permea tutta la sua produzione, che racconta i molteplici aspetti del suo rapporto ambiguo con la Cina, terra da cui è stato esiliato ma verso cui nutre, nonostante tutto un legame profondo.

L’aspetto politico e quello culturale si sposano nell’opera Free Speech Puzzle, composto da 32 tessere di porcellana che riproducono le provincie della Cina, compresa la contesa Taiwan. Su ogni pezzo è riportato il motto “Free Speech” in caratteri cinesi, a rappresentare l’auspicio di tutti gli abitanti della Cina.

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