La Cina è ormai, per definizione, la nazione dei grandi, grandissimi numeri. Come nel caso dell’astronomia.

Molto spesso l’accento è stato posto su quegli aspetti che ne mostrano i lati negativi, ad esempio le cifre dell’inquinamento, della povertà o delle disparità sociali ed economiche.

Altri grandi numeri del “paese di mezzo”, legati alle sue altrettanto grandi ambizioni, non hanno invece sempre lo stesso risalto nell’opinione pubblica occidentale.

È però ormai inevitabile “fare i conti” con le risorse (siano esse scientifiche o tecniche) che la Cina sta mettendo in campo in questi ultimi anni. La grande rincorsa all’occidente sembra infatti aver perso molto del suo slancio iniziale e la Cina di oggi, seppur con gravi problemi ancora da affrontare, si sente pronta a mettere in campo il suo sapere e le sue competenze al pari delle nazioni più sviluppate.

 

È questo il caso dell’astronomia: fino ad oggi gli studiosi cinesi hanno avuto bisogno di appoggiarsi principalmente a strutture ed osservatori stranieri, sentendosi molto spesso relegati ad un ruolo ben poco visibile nel panorama della ricerca mondiale.

Ma non ancora per molto: è infatti ormai prossimo al completamento un nuovo radiotelescopio, tutto made in China, che non solo consentirà agli astronomi cinesi di rimanere a studiare nel proprio paese, ma eclisserà anche ogni record, in dimensioni, di qualsiasi altra struttura al mondo.

 

Il Five-hundred-metre Aperture Spherical Telescope -o più brevemente FAST misura ben 500 metri di diametro, superando di gran lunga l’osservatorio di Aricebo, in Porto Rico che, con un diametro di 305 m, deteneva il primato per grandezza.

 

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L’area nelle prime fasi della costruzione (fonte: BBC)

Le dimensioni in questo caso contano davvero, non si tratta, infatti, di una trovata pubblicitaria: a differenza dei telescopi ottici, che usano la luce emessa dalle stelle, i radiotelescopi utilizzano le onde elettromagnetiche prodotte da tutti i corpi celesti per “leggere” il cosmo.

Tali onde possono avere estensioni tra le più disparate (da pochi millimetri a centinaia di chilometri di lunghezza) e, avendo viaggiato per grandissime distanze, sono spesso anche molto deboli. Quindi, quanto più grande è il disco, tante più informazioni si possono raccogliere: con tali generose dimensioni, gli scienziati cinesi sperano di poter sondare i più lontani orizzonti del cosmo e apportare un significativo contributo alla comunità scientifica mondiale, riscattando al contempo la propria immagine.

Sito in una remota valle della provincia del Guizhou, nel sud-ovest del paese, il progetto FAST, inizialmente concepito nel 1994, ha richiesto ben 10 anni di studio e ricerca della perfetta “location”, ma ne sono occorsi solo cinque per la sua costruzione, ultimata a sorpresa il 2 luglio di quest’anno anziché a settembre, come previsto originariamente. Lo scorso sabato, infatti, circa 300 persone hanno assistito al posizionamento, con ben due mesi di anticipo, dell’ultimo pannello della struttura.

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Il gigantesco disco a lavori ulitmati (fonte: Space safety magazine)

Composto da 4.450 pannelli triangolari, tutti orientabili singolarmente, il radiotelescopio inizierà la sua attività cercando i segnali emessi dall’idrogeno, uno dei principali costituenti delle prime fasi di evoluzione dell’universo, oltre a nuove stelle, in particolare le pulsarcorpi celesti caratterizzati da una rotazione molto veloce – per unirsi, infine, alla ricerca mondiale sulla vita extraterrestre.

Il suo principale curatore, il professor Nan Rendong della National Astronomical Observatories presso la Chinese Academy of Sciences, ha dichiarato essere questo il progetto più ambizioso a cui abbia partecipato, descrivendone inoltre le numerose difficoltà incontrate durante la realizzazione, ben oltre le iniziali previsioni.

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Un operaio al lavoro sulla struttura portante dei pannelli (fonte: BBC)

Il trasporto dei materiali e delle componenti pesanti ad esempio, tutti provenienti da aree distanti centinaia di chilometri dalla rurale e ancora poco sviluppata regione del Guizhou, si è più volte dimostrato critico ed estremamente complesso a causa della natura remota del sito e la carenza di vie di comunicazione adeguate.

Il costo totale del progetto si aggira intorno ai 105 milioni di dollari e per la sua realizzazione è stato necessario spostare più di 9000 residenti in un’area di 5 Km attorno alla struttura, al fine di evitare interferenze radio ed elettromagnetiche.

Intervistato dall’agenzia di news “China.org”, il professor Nan Rendong ha dichiarato “Essendo il più grande radiotelescopio al mondo e posizionato in una zona quasi completamente priva di interferenze radio, il suo impatto scientifico sarà straordinario, e rivoluzionerà certamente altri settori delle scienze naturali”[1].

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La struttura in costruzione durante una suggestiva notte stellata. (fonte: BBC)

Che il grande “orecchio” di FAST possa davvero essere l’inizio di una nuova era per la comunità scientifica cinese?

Di certo il progetto desta molto interesse nella comunità scientifica mondiale e potrebbe rappresentare il primo importante passo per la Cina di oggi verso un ruolo non più secondario nel campo della ricerca astronomica.

Fonti:

BBC: http://bit.ly/BBC_news

Space safety magazine: http://bit.ly/space_ch

GBtimes: http://bit.ly/gbtimes_

Global times CN: http://bit.ly/global_tm

China.org: http://bit.ly/china_org

 

[1] “As the world’s largest single aperture telescope located at an extremely radio-quiet site, its scientific impact on astronomy will be extraordinary, and it will certainly revolutionize other areas of the natural sciences”. Nan Rendong, http://www.china.org.cn/video/2016-07/04/content_38804405.htm

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