La Storia di un percorso di crescita professionale in Cina

 

In una metropoli come Shanghai, le opportunità per crescere e dare uno slancio importante alla propria carriera sono molte, spesso inaspettate o addirittura sorprendenti. Ce ne dà testimonianza la storia di Giovanni, un cuoco di Venezia che ha deciso di mettersi alla prova e fare un salto in avanti,  professionalmente e personalmente.

Cosa ti ha portato in Cina? Avevi mai pensato ad un’attività lavorativa in Asia prima?

Beh, è una storia un po’ lunga… è stato un po’ inaspettato: un’amica mi ha messo in contatto con un imprenditore inglese che ha aperto due ristoranti a Shanghai, in partnership con un cuoco italiano, e cercava uno chef per il suo secondo locale. Dopo un primo colloquio via Skype, ci siamo accordati e mi hanno aiutato con i documenti e il visto. In sostanza mi hanno messo nella condizione per cui tutto fosse pronto e io dovessi soltanto fare un paio di firme. Si può dire che sia stata un’occasione inaspettata che mi si è presentata, e non ho voluto mancarla, anche perché mi era stata davvero servita su piatto d’argento.

La Cina in occidente è spesso conosciuta per luoghi comuni: stando qui hai potuto confermare o smentire la tua idea di Cina? Era tutto come te lo aspettavi?

No… in effetti non avevo idea di cosa fosse la Cina e, in un certo senso, non ce l’ho tutt’ora poiché con Shanghai ne ho visto una parte davvero ridotta.

Quando sono partito dall’Italia, non sapevo ad esempio che avesse tredici regioni, ognuna con il proprio dialetto, la propria cucina e così via. Per quanto riguarda i luoghi comuni, rispetto a quello che si dice in Italia sulla Cina, forse alcuni riscontri li ho trovati, ma allo stesso tempo mi sono reso conto che è davvero un po’ troppo generico, per un paese così grande e così differenziato come la Cina, potersi affidare queste immagini stereotipate.

Ciò che forse mi ha sorpreso di più, invece, è che mi sarei aspettato una Shanghai meno “cinese”, più contaminata dalla presenza occidentale. Credevo, ad esempio, fosse più facile trovare qualcuno che parlasse inglese: senza parlare una parola di cinese si fa fatica, invece, a farsi capire dal negoziante sotto casa per comprare anche solo una bottiglia d’acqua. A meno di non frequentare luoghi e locali più da “expat”, la lingua può essere una grossa barriera.

La più grande difficoltà, relativamente alla comunicazione, è il non riuscire a fare parte di un team se non parli la lingua. Ad esempio, in cucina, se non si riesce a comunicare al di fuori di frasi quali “passami la pentola” o “spegni il fuoco” diventa difficile instaurare un rapporto di amicizia ed entrare a far parte del gruppo, integrarsi.

A prescindere da queste difficoltà, senti che questa esperienza ti abbia arricchito? Ti ha lasciato qualcosa che ti abbia permesso di “crescere”?

Beh, certo. Sicuramente da un punto di vista lavorativo sto avendo belle soddisfazioni. Recentemente ho avuto l’opportunità, ad esempio, di tenere una lezione di cucina per una scuola cinese: mai in Europa, compresa una città come Londra, questi eventi vengono offerti a chi abbia appena iniziato il lavoro in una nuova città o a chi, come me qui a Shanghai, non parla nemmeno la lingua. Ci sono più occasioni e si può fare un salto di qualità inaspettatamente, il valore e l’impegno vengono premiati, fermo restando che, come dappertutto, serve anche un pizzico di fortuna.

Ti piace la vita Shanghai? Ci torneresti anche in futuro?

Sì mi piace, mi piacciono le grandi città e la vita a Shanghai in particolare è davvero piena di sfumature.

Io ho ancora troppo da scoprire, con i miei orari di lavoro spesso è difficile conciliare il riposo e la voglia di esplorare. Sapendo già a cosa andrei incontro ci tornerei senz’altro, potendo inoltre giudicare meglio se accettare o no determinate condizioni. Se fosse una buona occasione, non vedo perché no, anzi la coglierei al volo.

Considerando la tua esperienza, suggeriresti a uno studente o a un giovane un’esperienza in Cina?

Beh, parlando da cuoco, se vuoi completarti, un’esperienza in Cina, o comunque in Asia, va fatta. Probabilmente anche per uno studente o un giovane lavoratore si può dire lo stesso.

Quando sono partito uno dei più grandi stimoli è stato parlare con uno chef con alle spalle dieci anni di stella Michelin, che mi ha chiesto se avessi mai fatto un’esperienza in Asia. Quando ho risposto negativamente mi ha detto semplicemente «Allora devi».

Credo proprio nella tua crescita professionale ci debba essere anche un tassello “Asia”. Un’esperienza di formazione professionale in Cina può cambiare decisamente il corso di una carriera.

 


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