L’articolo di questa settimana è scritto da Eleonora da poco rientrata dal suo Internship Program di 6 mesi a Shanghai dove ha lavorato come Project Manager.

In un’Italia bella ma in crisi, al giorno d’oggi ci si chiede sempre più prepotentemente quale sia la prospettiva per noi giovani laureati, con tanto di master a seguito e manciate di stage alle spalle.

Percorsi che purtroppo a volte non sembrano ancora bastare per assicurarsi un posto di lavoro auspicato, desiderato sudato e guadagnato.

E allora con dei retroscena come questi, la vera domanda da porsi è se sia più coraggioso restare o partire. Stringere i denti in Italia o stringerli mettendosi in gioco altrove, magari lontanissimo da casa?

Per me la risposta è stata ‘apparententemente’ semplice: partire. Di nuovo.

E questa volta non da semplice esploratrice di terre lontane, bensì per un’esperienza di lavoro di sei mesi in Cina – regalandomi la possibilità di  potermi confrontare con altri mercati forse più reattivi e meno saturi del nostro.

Da un punto di vista lavorativo l’impatto è intenso sin da subito.

E’ stato fondamentale esser inseriti in team aziendali internazionali, ricoprire ruoli decisionali, esser responsabilizzati dandoti la preziosa possibilità di perfezionarti.

Il tutto conferisce un pacchetto di capacità e competenze necessarie per poter rientrare a casa convinti di potersi confrontare con delle realtà che prima di allora non avevi neanche considerato.

Ma vivere a Shanghai non è tutto qui.

Rappresenta molto più che una semplice esperienza all’estero, bensì, una crescita travolgente, tanto individuale quanto lavorativa, il saper mettersi in gioco in un habitat inconsueto e distante per differenze culturali, linguistiche e modi di fare.

Sembra di vivere la percezione di immergerti in un’esplosione di vitalità, una realtà che sembra non riposare mai, una metropoli capace di offrire stimoli opportunità svaghi e divertimenti, grande networking, dove è riconoscibile la possibilità di ampliare e modellare le prospettive sulla base delle proprie ambizioni.Una ricchezza di esperienze che si traduce in nient’altro che crescita a 360°.

La Cina si è rivelata esser questo per me: una grande insegnante.

Riconosco però sia al tempo stesso una società che richiede in primis flessibilità, spirito di adattamento, open mind, forti motivazioni, caparbietà e sacrifici.

Una realtà insomma, che se di impatto destabilizza, col viverla e capirla la si ama, e rimpiange una volta tornati a casa.

E poi certo si sa, non è tutto oro quello che luccica.

Ma chiaramente Shanghai, può solo darti e nulla togliere.

Provare per credere.


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